IL CARBONE ED IL SUO UTILIZZO IN ACQUARIO
di Francesco Denitto


  Introduzione

  Da sempre, uno degli argomenti più discussi tra acquariofili, è l’uso del carbone attivo in acquario. Spesso, a molti, non è ben chiara la sua reale funzione e le modalità con cui questo prezioso elemento naturale deve essere utilizzato.

In questo articolo cercheremo di chiarire tutti gli aspetti più oscuri riguardanti il carbone, cercando di svelare le modalità con cui esso è capace di contribuire ad un corretto funzionamento e ad un lungo equilibrio dell’ecosistema acquatico del nostro acquario.


Non attivo, attivo, iperattivo, superattivo ……..

……. Già, il più delle volte, entrando in un negozio specializzato ed avvicinandosi al rifornitissimo (per i più fortunati!) scaffale dei materiali filtranti, si resta perplessi di fronte alle innumerevoli proposte messe in bella mostra: quale prendere? Attivo, superattivo, iperattivo e chi più ce n’ha più ne metta.

Sveliamo un piccolo segreto: in realtà il carbone ad uso acquariologico può essere suddiviso solo e soltanto in attivo e non attivo. Tutti gli altri tipi di carbone offerti dalle varie ditte del settore (super-, iper-, ecc.) sono solo delle semplici “trovate pubblicitarie” per distinguere il loro prodotto dagli altri di altre marche, affibbiandogli “meriti” che, in realtà non ha. Non è ad oggi nota alcuna definizione reale di carbone iperattivo o superattivo!

Definiamo, dunque, “attivo” un carbone in grado di “adsorbire” (e non assorbire) sulla propria superficie altamente porosa, innumerevoli particelle organiche molto piccole o di elevato peso molecolare come coloranti, complessi vitaminici, sostanze maleodoranti, acidi umici, metalli pesanti, ecc. Queste molecole trattenute nei micropori del carbone attivo, vengono così eliminate dall’acqua.

Un carbone lo definiremo al contrario “non attivo” se presenta una superficie liscia, priva di superficie porosa, sulla quale le particelle organiche rimbalzano non venendo, di fatto, trattenute.

Un carbone non attivo può essere dunque solo utilizzato come substrato per l’insediamento di batteri nei filtri biologici anche se, per tale scopo, sono molto più efficaci altri materiali inerti che offrono un rapporto volume/superficie utile molto più elevato come, ad esempio, i cannolicchi di ceramica, la lava granulare, l’argilla espansa ecc.


  Quando utilizzarlo

  L’utilizzo del carbone attivo, pur non essendo necessario in continuo come i restanti materiali filtranti, deve esserlo regolarmente e periodicamente al fine di farlo contribuire alla regolare funzionalità di un normale sistema filtrante ben avviato. Infatti, anche il migliore dei filtri biologici non riesce alla lunga a trattenere o trasformare tutte le sostanze inquinanti. Col tempo si possono verificare nell’acqua accumuli indesiderati di sostanze di varia natura che producono intorbidimento, odori sgradevoli e colorazioni eccessive dell’acqua, dannose alle piante ed all’estetica. Per ovviare a questi problemi si consiglia di utilizzare un sacchetto di carbone attivo ogni sei mesi, da riporre nell’ultimo vano del filtro a scomparti, sotto la pompa, per circa una settimana. E’ importante che la calza contenente il carbone sia sufficientemente elastica in maniera tale da permettere al materiale in essa contenuto di disporsi omogeneamente per tutta la sezione del vano del filtro. In questa maniera, l’acqua, sarà costretta ad attraversare i granuli di carbone, permettendogli così di svolgere efficacemente il suo compito.

Per chi possedesse un filtro a bicchiere esterno, il suo posto sarà nel cestello centrale, subito dopo il prefiltro meccanico a lana sintetica o spugna attraverso il quale l’acqua proveniente dall’acquario passa per prima.

L’altro suo importante impiego è quello di rimuovere i resti di medicinali che vengono utilizzati comunemente per combattere le malattie a cui i nostri ospiti possono andare incontro. Dopo ogni ciclo curativo è sempre opportuno effettuare un abbondante cambio d’acqua (almeno il 30%) e contemporaneamente, iniziare un periodo di filtraggio mediante carbone attivo per circa una settimana. In questo modo, i resti del medicinale utilizzato in precedenza vengono rimossi prima che la loro decomposizione in acquario determini una alterazione della qualità dell’acqua con conseguenze talvolta drammatiche sia per le piante che per la comunità animale.

Così come agisce sulla rimozione di molecole “cattive”, tuttavia il carbone attivo interviene anche sull’eliminazione di altre molecole “buone” presenti nell’acqua, come le vitamine che possono essere aggiunte periodicamente, i fertilizzanti per le piante, i biocondizionatori per il miglioramento della qualità dell’acqua e per la protezione della mucosa dei pesci, ecc. Per questo motivo, dopo ogni ciclo di utilizzo, è opportuno ripristinare nuovamente tali sostanze per evitare carenze sia a piante che ad animali.

  Quanto tempo rimane efficace?

  Una volta che tutte le micro-cavità del carbone attivo vengono riempite dalle molecole adsorbite (cioè trattenute), questo perde la sua efficacia. Per questo motivo si consiglia di utilizzarlo per un periodo che varia tra i 10 ed i 30 giorni al massimo, prima di sostituirlo completamente. Il tempo di funzionalità varia a seconda della qualità del carbone ed all’uso che se ne fa. Peggiore è la qualità dell’acqua trattata (eccessiva presenza di molecole organiche), minore sarà il tempo di vita del carbone attivo che tenderà ad esaurirsi rapidamente.

Un suo semplice risciacquo sotto acqua corrente, al contrario di quanto a volte ritenuto, non rigenera le sue proprietà in quanto, un simile trattamento, non permette di rimuovere le molecole intrappolate dai pori. C’è chi consiglia una sua bollitura ma anche questo metodo non consente di allungare la “vita” del carbone per molto tempo. E’ perciò opportuno gettare via il sacchetto al termine del suo ciclo ed utilizzarne uno nuovo.

Una accortezza: prima di riporre il nuovo sacchetto nel filtro, effettuate una sua bollitura per qualche minuto. In questo modo, l’aria intrappolata nei pori dei granuli del carbone viene espulsa, lasciandoli liberi di trattenere al loro interno un più alto numero di molecole organiche.

E’ dunque importante utilizzare carboni attivi di ottima qualità (e qui, ahimè, bisogna fidarsi di ciò che viene garantito dalle ditte del settore). Infatti, ove si desideri eliminare rapidamente dalla soluzione un prodotto medicinale o sostanze inquinanti e si utilizzi un carbone scarsamente attivo, si potranno ottenere risultati deludenti.

  In alternativa

  Forse non tutti sanno che esiste un altro materiale filtrante facilmente reperibile nei negozi di acquariofilia che svolge una funzione analoga a quella del carbone: la zeolite.

Questo materiale, però, a differenza del carbone attivo, ha una caratteristica in più, e cioè quella di comportarsi da “calamita” verso tutte le sostanze disciolte in acqua che possono essere rimosse anche dal carbone attivo. Infatti, mentre quest’ultimo deve necessariamente essere attivamente attraversato dall’acqua contenente tali molecole per adsorbirle, un sacchetto di zeolite immerso “a bagno” in acquario, ha la capacità di attrarre tali molecole grazie alla polarità delle molecole di zeolite che costituiscono i sottilissimi pori.

Per i più scettici suggerisco di effettuare una prova immergendo semplicemente un sacchetto di zeolite in una vaschetta contenente del normale blu di metilene in soluzione. L’acqua, già nel giro di poche ore, tenderà a decolorarsi, concentrando il colorante sul sacchetto di zeolite!

  In conclusione

  Carbone attivo e zeolite, dunque, possono essere utilizzati periodicamente nel filtro per estrarre dall’acqua sostanze coloranti, medicinali, acidi organici, ecc. Già dopo un paio di giorni di loro utilizzo, l’acqua dell’acquario ritorna chiara e trasparente, segno di una buona qualità dei materiali utilizzati. Da quanto detto, però, si comprende che il carbone attivo funziona meglio in filtri ad elevata circolazione, in cui l’acqua viene più volte spinta ad attraversare il materiale filtrante che può così svolgere bene la sua funzione, intrappolando le grosse molecole nei pori; al contrario la zeolite agisce meglio in filtri a passaggio lento dell’acqua essendo in grado di attrarre a sé tutte le molecole di peso adeguato.

Un corretto uso di questi materiali vi aiuterà sicuramente a gestire nel migliore dei modi e senza eccessive perdite di tempo il vostro acquario, sia esso d’acqua dolce che d’acqua marina.

Per chi ne volesse sapere di più
Zupo V. – Carbone attivo: come valutarne la qualità. aquarium, gennaio 1997; 38-41.
Zupo V. – Filtri aperti e chiusi: quando e come. Il mio acquario, dicembre 1999; 68-74.


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